March 18, 2016

MAX SANNELLA SHIVER WEBZINE

Già dalle prime “distorsioni aliene” e dai primi “vuoti ascensionali” si rievocano i fantasmi di certi Pillowdiver. Comincia così il terzo lavoro discografico dei teramani InutiliElves, Red Sprites, Blue Jets, un disco che è anche il miraggio rabbiosamente ambient visto e interpretato attraverso una sensibilità elettrica decisamente noise, post rock e dalle vene gonfie di psichedelica liquida.
L’album scandaglia un percorso ora strumentale ora accompagnato da deliri vocali brulicanti di effettismi, echi, riverberi, larsen,  distorsori e lontane schitarrate Settantiane (“On acid days”, “Turn  off  the television”, “The screaming nature of a criminal“) un ammassante cortocircuito amperico che – al pari di una fistola col jack – crea quelle divine turbolenze violacee che s’impossessano di ogni millimetro di psiche disponibili (“Robots”, “Surfing automa”, “Sprites”).
Tutto è nervoso, agitato e parallelamente stordito di pace dentro, gli Inutili – al contrario del nome – si danno veramente da fare per inventare stati di coma vigili che possano proiettare ovunque la loro mira estetica, il loro fuoco sacrale di grazia meteoritica (“Ser eyes”, “Minus-log”), e sembra quasi un gioco da ragazzi – ma non lo è – riuscire  ad ammaliare, o perlomeno incuriosire anche orecchi tra i più prevenuti, ma tant’è che ci riescono, e tutto maledettamente con un fascino tribale di oscura potenza.

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