October 18, 2016
August 21, 2016
July 25, 2016
DJ HENRY_ENRICO LAZZERI SU ROCKIT - DISCO DELLA SETTIMANA
Definire il suono a cui sono arrivati gli Inutili, band di Teramo di psychedelia evoluta e totale, è operazione che richiede sia a chi scrive che a chi ascolta di mettersi in gioco, e in particolare di fare una tabula rasa di tutti i propri cliché, sia nell'esperienza della fruizione della musica, sia nell'idea che la musica stessa debba per forza giungere a un approdo.
Questa è materia musicale totalmente in divenire e credo che questo album potrà diventare, nella psychedelia e nella musica italiana underground, una pietra angolare da cui partire.
Dalle canzoni che compongono questo nuovo lavoro, edito dall'americana Aagoo e che tanto ha impressionato una mente libera e fervida come quella di Julian Cope, si evince che i singoli componenti della band si nutrano di parti dello scibile musicale diverse, complesse, disparate, che coprono un arco temporale immenso. Talmente sono tante le fonti e così magmatico il risultato da farne una psychedelia inclusiva, sperimentale, aperta e nuova.
"Elves Red Sprites Blu Jets" si compone di 12 tracce, tutte con una loro vita propria nell'esperienza compositiva ma ingranaggi perfetti nello sviluppo del disco.
L'incipit è "Red Spider Fever", una folgore rumorista pari a certe cose abrasive degli Helmet o dei primi Pussy Galore, un tessuto musicale di scosse telluriche che poi da mantra noise volge in un calore blues psychedelico. L'approccio blues e quello rumorista sono due punti chiave per capire una parte del suono degli Inutili che si esplica poi sovente in un cantato estatico.
I 7 minuti di "Robots" ci dicono di un inizio che è un vero flash da lasciare ammutoliti, perché ricorda quelle tastiere minimali ma acide e oblique del garage evoluto di band come i Deep di David Bromberg o del suono mind expanding degli Hydro Pyro, vere gemme sixties perdute, avvolgendosi poi su un cantato doorsiano e su una psychedelia aliena e minimale come quella dei Chrome, altra grande fonte del suono Inutili. La chitarra disegna trame lisergiche tranquille ma metalliche come solo la distorsione newyorkese dei Sonic Youth ha saputo fare in certi ambiti; il brano deflagra in quelle scosse chitarristiche tipiche loro che si allungano poi in un noise blues psychedelico. Le tastiere rientrano e si torna, come trasportati da un'onda, alla quiete lisergica iniziale. Un altro vero mantra sonoro.
"On Acid Days" continua sul percorso di questa psychedelia dissonante, un trip che diventa lisergico e rilassato nella sua estasi malata alla Velvet Underground di "White Light White Heat".
Cambia totalmente impostazione lo sviluppo a medio raggio di "Turn Off The Television", uno stomper noise blues dal passo punkeggiante e con un bellissimo uso delle voci deformanti alla Helios Creed.
Si persiste in questa sorta di blues malsano e metropolitano con "The Screaming Nature Of A Criminal": tastiere, trame metalliche e abrasive, una chitarra spigolosa che tesse intrecci dissonanti, la voce una sorta di latrato.
Gli abbondanti 11 minuti di "We can Stop at the Ocean for a Swim on the way", sono il capolavoro sonoro degli Inutili. La loro idea compiuta e attuale di psychedelia supera e trascende l'idea di un suono lisergico plumbeo come quello degli Stooges. Questo è un blues urbano acido, con sinistre atmosfere rumoristiche di sottofondo che va ben oltre quel modello nichilista. È uno specchio perfetto e saliente dell'alienazione dell'uomo contemporaneo nelle grandi metropoli globalizzate.
Altro momento di vertice assoluto è "Surfing Automa" che lascia intendere quanto grande e variegato sia il bagaglio di ascolti degli Inutili: qui si citano le modulazioni tipiche di certo suono elettronico colto di Stockhausen o di Varese su un sostrato tipicamente krautrock, ma anche le cose più lucide e illuminate in tal senso della Kranky Records. Stupende poi sono quella sorta di campane gamelan.
"Sprites" rimescola ancora le carte e sorprende in una nuova chiave rumorista sinora inaspettata, e ci conduce su un suono industrial seriale e ossessivo, dopo una partenza percussiva. Vengono in mente i Throbbing Gristle o Monte Cazazza.
Una sorta di trip hop cinematico invece è "Sea Eyes", un suono allucinato e lisergico con un cantato che assomiglia a quello bluesy dark di Nick Cave.
La chiusura con "Minus-Log" è l'ultima grande sorpresa: una parvenza drum'n'bass su una materia electro pop vicina ai Cluster o a materia a sua volta derivativa ma contemporanea come certo imprinting à la Warp Records.
Come si evince dalla mole di citazioni riportate, questo è un disco molto importante per la sua capacità di sintesi, e potrebbe riservare qualcosa di altrettanto importante per lo sviluppo di una via italiana alla psychedelia, insieme al grande contributo già in atto dell'Italian Occult Psychedelia. La grandezza degli Inutili sta nella loro varietà e nella loro diversificazione sonora e nella capacità di trarre un suono fresco da tutta questa miriade di fonti e di influenze. Ne parlerà il futuro.
(Dj Henry_Enrico Lazzeri)
July 5, 2016
TURN OFF THE TELEVISION OFFICIAL VIDEO
"Turn Off The Television" è il brano tratto dal nuovo disco "Elves, Red Sprites, Blue Jets" degli Inutili, uscito per l’etichetta americana Aagoo Records l’11 Marzo 2016 e distribuito in Italia da Goodfellas. Il video è stato disegnato ed animato da Meghan Tryon, illustratrice losangelina già a lavoro per i videoclip di diverse band statunitensi, è una raccolta di scene celebri tratte da svariati film, ridisegnati e ricontestualizzati dalla fumettista, che ci racconta: "Il video che ho fatto per gli Inutili e basato sui ricordi di quando da bambina accendevo la tv dei miei genitori. Ho usato un approccio improvvisativo per creare una struttura narrativa, pensando a come l'animazione potesse rappresentarla."
March 18, 2016
MAX SANNELLA SHIVER WEBZINE
Già dalle prime “distorsioni aliene” e dai primi “vuoti ascensionali” si rievocano i fantasmi di certi Pillowdiver. Comincia così il terzo lavoro discografico dei teramani Inutili, Elves, Red Sprites, Blue Jets,
un disco che è anche il miraggio rabbiosamente ambient visto e
interpretato attraverso una sensibilità elettrica decisamente noise,
post rock e dalle vene gonfie di psichedelica liquida.
L’album scandaglia un percorso ora
strumentale ora accompagnato da deliri vocali brulicanti di effettismi,
echi, riverberi, larsen, distorsori e lontane schitarrate Settantiane
(“On acid days”, “Turn off the television”, “The screaming nature of a criminal“)
un ammassante cortocircuito amperico che – al pari di una fistola col
jack – crea quelle divine turbolenze violacee che s’impossessano di ogni
millimetro di psiche disponibili (“Robots”, “Surfing automa”, “Sprites”).
Tutto è nervoso, agitato e
parallelamente stordito di pace dentro, gli Inutili – al contrario del
nome – si danno veramente da fare per inventare stati di coma vigili che
possano proiettare ovunque la loro mira estetica, il loro fuoco sacrale
di grazia meteoritica (“Ser eyes”, “Minus-log”), e sembra
quasi un gioco da ragazzi – ma non lo è – riuscire ad ammaliare, o
perlomeno incuriosire anche orecchi tra i più prevenuti, ma tant’è che
ci riescono, e tutto maledettamente con un fascino tribale di oscura
potenza.
March 10, 2016
REVIEW FROM MUSIC IN BELGIUM
La fin de l'hiver est toujours une période difficile. On en a marre du
froid, du temps gris et de la pluie. On espère l'arrivée du printemps,
surtout en Belgique où la belle saison nous apportera du froid, du temps
gris et de la pluie. Alors, pour oublier ces sombres perspectives
climatiques, il vaut mieux partir dans d'autres univers, visiter
d'autres planètes et s'enivrer de sensations sonores d'un autre monde.
Un des véhicules qui pourrait nous aider dans ce voyage est le nouvel
album d'Inutili, groupe italien qui commence à s'enkyster dans le
paysage psychédélique européen avec son troisième opus, qui fait suite à
"Satori" (2013), "Music to watch the clouds on a sunny day" (2014) et la compilation d'inédits "Unforgettable lost and unreleased" (2014).
Le groupe de Teramo a toujours un rythme de production assez soutenu (deux albums en 2014, juste 14 mois passés avant que le nouvel album ne voit le jour) mais a opté pour quelques changements en profondeur. D'abord, le bassiste Giancarlo Di Marco a quitté le groupe et ensuite, un chanteur a été intégré dans ce combo jusqu'alors instrumental. Enfin, on ne sait pas si c'est un nouveau chanteur ou si c'est un des trois membres restants, entre Alessandro Antinori (batterie), Pietro Calvarese (guitare) et Danilo Di Francesco (guitare), qui fait office de vocaliste. On ne sait pas non plus s'il y a un nouveau bassiste et quel est son nom car les informations sur Inutili sur le Net sont à peu près autant faciles à trouver qu'une copie neuve des manuscrits de la Mer Morte.
Mais laissons tomber ces données factuelles qui n'intéressent que les statisticiens. Il reste la musique qui affiche ici une grande forme. Comme à son habitude, Inutili officie dans un rock garage psychédélique volontiers déjanté mais qui trouve ici davantage de structure. Le vocaliste ne prend pas le pouvoir et chante juste ce qu'il faut pour une entretenir une ambiance tantôt décadente, tantôt explosive (le gigantesque "We can stop at the ocean for a swim on the way", digne de King Gizzard & The Lizard Wizard ou de Ty Segall). Le groupe défend ici le concept du CD puisque les versions vinyles ne contiennent que six titres alors que l'édition CD propose six titres supplémentaires.
C'est ainsi qu'après avoir dégusté de l'avant-garde à la mode des Sixties ("Robots", "The screaming nature of a criminal"), ou avoir été trempé dans l'acide lysergique ("On acid days") et saccagé à coups de garage rock ("Turn off the television"), l'auditeur amateur de CD joue les prolongations avec de la psychédélie électronique et du krautrock cosmique ("Definitive decisions", "Sea eyes"), du rituel mortuaire vaudou ( "Sprites"), de la récitation tantrique ("Sunlight") ou des expérimentations instrumentales extrêmes ("Surfing automa", "Minus-Log"). Cette deuxième partie d'album est beaucoup plus proche de la folie originelle d'Inutili dont Julian Cope, spécialiste des musiques d'un autre monde, a dit le plus grand bien. Elle démontre la palette très large des talents de ce groupe qui, sans en avoir l'air, est en train de devenir un des combos les plus convaincants et excitants de la scène néo-psychédélique/garage italienne.
Le groupe de Teramo a toujours un rythme de production assez soutenu (deux albums en 2014, juste 14 mois passés avant que le nouvel album ne voit le jour) mais a opté pour quelques changements en profondeur. D'abord, le bassiste Giancarlo Di Marco a quitté le groupe et ensuite, un chanteur a été intégré dans ce combo jusqu'alors instrumental. Enfin, on ne sait pas si c'est un nouveau chanteur ou si c'est un des trois membres restants, entre Alessandro Antinori (batterie), Pietro Calvarese (guitare) et Danilo Di Francesco (guitare), qui fait office de vocaliste. On ne sait pas non plus s'il y a un nouveau bassiste et quel est son nom car les informations sur Inutili sur le Net sont à peu près autant faciles à trouver qu'une copie neuve des manuscrits de la Mer Morte.
Mais laissons tomber ces données factuelles qui n'intéressent que les statisticiens. Il reste la musique qui affiche ici une grande forme. Comme à son habitude, Inutili officie dans un rock garage psychédélique volontiers déjanté mais qui trouve ici davantage de structure. Le vocaliste ne prend pas le pouvoir et chante juste ce qu'il faut pour une entretenir une ambiance tantôt décadente, tantôt explosive (le gigantesque "We can stop at the ocean for a swim on the way", digne de King Gizzard & The Lizard Wizard ou de Ty Segall). Le groupe défend ici le concept du CD puisque les versions vinyles ne contiennent que six titres alors que l'édition CD propose six titres supplémentaires.
C'est ainsi qu'après avoir dégusté de l'avant-garde à la mode des Sixties ("Robots", "The screaming nature of a criminal"), ou avoir été trempé dans l'acide lysergique ("On acid days") et saccagé à coups de garage rock ("Turn off the television"), l'auditeur amateur de CD joue les prolongations avec de la psychédélie électronique et du krautrock cosmique ("Definitive decisions", "Sea eyes"), du rituel mortuaire vaudou ( "Sprites"), de la récitation tantrique ("Sunlight") ou des expérimentations instrumentales extrêmes ("Surfing automa", "Minus-Log"). Cette deuxième partie d'album est beaucoup plus proche de la folie originelle d'Inutili dont Julian Cope, spécialiste des musiques d'un autre monde, a dit le plus grand bien. Elle démontre la palette très large des talents de ce groupe qui, sans en avoir l'air, est en train de devenir un des combos les plus convaincants et excitants de la scène néo-psychédélique/garage italienne.
March 3, 2016
RECENSIONE ONDAROCK SILVIO"DON"PIZZICA!!!
Al primo ascolto del terzo full length dei teramani Inutili ciò
che prende forma nella mia testa e nelle viscere è una malsana
malinconia per quell’esordio misto di psichedelia e noise dilatato e
scontroso che metteva insieme i fantasmi di leggendarie creature
nipponiche (Les Rallizes Dénudés, Flower Travellin’ Band) con la violenza New York style
e le reiterazioni kraut-rock di troppi decenni fa. La consapevolezza
dell’insalubrità di tale nostalgia giunge però presto, col passare degli
ascolti di “Elves, Red Sprites, Blue Jets”, edito ancora dalla sempre
sorprendente Aagoo Records (Colin Stetson, Father Murphy, Murcof, Parenthetical Girls, Xiu Xiu
ecc.) e, con essa, l’entusiasmo di trovarsi finalmente di fronte a una
formazione capace di mostrarsi coraggiosa, se può chiamarsi coraggio
l'essere se stessi, sincera, in grado di innovare il passato e
rinnovarsi con una qualità stupefacente.
Il fluire del tempo, del resto, per gli Inutili non è uno speranzoso e circolare eterno ritorno che invita a vivere il presente senza preoccuparsi di passato e futuro ma neanche una linea retta sulla quale muoversi avanti e indietro, in cerca di radici su cui fossilizzare le proprie certezze o obiettivi da raggiungere, ma è un insieme d’istanti sopra i quali i tre piazzano ordigni esplosivi pronti a saltare in aria al sopraggiungere dell’attimo seguente.
È per questo motivo che ogni vecchio brano, ogni passata produzione, ogni lavoro ormai superato è presto dimenticato, a volte, per loro stessa ammissione, nel vero senso della parola e, sia in chiave live sia in fase compositiva, l’improvvisazione, l’urgenza e la visione di un presente in fase d’imminente deflagrazione diventano necessità espressive.
Se con “Elves, Red Sprites, Blue Jets” sono apparentemente accantonate la psichedelia pura, le estreme dilatazioni mantriche, le ritmiche profonde e ossessive, lo stile che ha reso gli Inutili quello che sono è ancora vivo ed energico e, se quell’attitudine impro che ci aveva rapito è ora incanalata dentro strutture più standard, l’aspetto lisergico è servito con mezzi diversi, più simili a sferzate taglienti di follia che a lunghi viaggi ipnotici, grazie a un uso sensazionale delle due chitarre. Sono proprio loro, stavolta, le protagoniste indiscusse di questo nuovo capitolo; sono loro a rivelare la rigenerata anima degli Inutili, ora intenzionata ad aggredirci con cruda violenza dopo averci trascinato in un incubo, e tutto questo è presto smascherato dalla efferata opening “Red Spider Fever”, un tripudio rumoristico che attacca senza introduzione, senza lasciarci neanche il tempo di presentire.
Eppure, in quello che è a tutti gli effetti l’apice della produzione degli Inutili, saranno molteplici le materialità stilistiche che si intercaleranno. Tastiere e ritmiche vintage sullo sfondo di una vocalità che arranca cacofonica mettono insieme brani surreali al sapore di avanguardie sixties (“Robots”, “The Screaming Nature Of A Criminal”) e non mancano, ovviamente, momenti in cui sono l’aspetto lisergico e il sound psichedelico a fare da padroni (“On Acid Days”). Ad aggiungere sostanza e una dose notevole di carica e intensità, la diretta brutalità del garage-rock più sporco e scalcinato (“Turn Off The Television”, “We Can Stop At The Ocean For A Swim On The Way”).
Alle sei tracce della versione in vinile, se ne aggiungono altre sei in quella in cd; sei bonus track che poi non sono bonus ma parte integrante del lavoro, tanto da prospettare le cose più interessanti di tutto il disco. Inquietante psichedelia elettronica e cosmica dal sapore teutonico (“Definitive Decisions”, “Sea Eyes”), tribal-noise e minacciosi, elettrificati rituali di morte (“Sprites”) mantra destrutturati, decomposti (“Sunlight”) e sperimentazioni strumentali estreme (“Surfing Automa”, "Minus-Log") forniscono infiniti spunti dai quali iniziare a confondersi prima che sopraggiunga la fine.
Tentare un termine di paragone è impossibile senza finire in una sfilza infinita di nomi che parte dagli Ash Ra Tempel e finisce agli Shit And Shine. Definirne compiutamente lo stile è impossibile senza finire in una sfilza infinita di generi che va dallo space all’avant-rock. Quello che è possibile è ascoltare “Elves, Red Sprites, Blue Jets” in totale isolamento. Quello che è certo sarà una totale devozione alla migliore e più celata band italiana in circolazione, una delle poche realtà capaci di competere con l’estero, se solo volesse farlo davvero.
Il fluire del tempo, del resto, per gli Inutili non è uno speranzoso e circolare eterno ritorno che invita a vivere il presente senza preoccuparsi di passato e futuro ma neanche una linea retta sulla quale muoversi avanti e indietro, in cerca di radici su cui fossilizzare le proprie certezze o obiettivi da raggiungere, ma è un insieme d’istanti sopra i quali i tre piazzano ordigni esplosivi pronti a saltare in aria al sopraggiungere dell’attimo seguente.
È per questo motivo che ogni vecchio brano, ogni passata produzione, ogni lavoro ormai superato è presto dimenticato, a volte, per loro stessa ammissione, nel vero senso della parola e, sia in chiave live sia in fase compositiva, l’improvvisazione, l’urgenza e la visione di un presente in fase d’imminente deflagrazione diventano necessità espressive.
Se con “Elves, Red Sprites, Blue Jets” sono apparentemente accantonate la psichedelia pura, le estreme dilatazioni mantriche, le ritmiche profonde e ossessive, lo stile che ha reso gli Inutili quello che sono è ancora vivo ed energico e, se quell’attitudine impro che ci aveva rapito è ora incanalata dentro strutture più standard, l’aspetto lisergico è servito con mezzi diversi, più simili a sferzate taglienti di follia che a lunghi viaggi ipnotici, grazie a un uso sensazionale delle due chitarre. Sono proprio loro, stavolta, le protagoniste indiscusse di questo nuovo capitolo; sono loro a rivelare la rigenerata anima degli Inutili, ora intenzionata ad aggredirci con cruda violenza dopo averci trascinato in un incubo, e tutto questo è presto smascherato dalla efferata opening “Red Spider Fever”, un tripudio rumoristico che attacca senza introduzione, senza lasciarci neanche il tempo di presentire.
Eppure, in quello che è a tutti gli effetti l’apice della produzione degli Inutili, saranno molteplici le materialità stilistiche che si intercaleranno. Tastiere e ritmiche vintage sullo sfondo di una vocalità che arranca cacofonica mettono insieme brani surreali al sapore di avanguardie sixties (“Robots”, “The Screaming Nature Of A Criminal”) e non mancano, ovviamente, momenti in cui sono l’aspetto lisergico e il sound psichedelico a fare da padroni (“On Acid Days”). Ad aggiungere sostanza e una dose notevole di carica e intensità, la diretta brutalità del garage-rock più sporco e scalcinato (“Turn Off The Television”, “We Can Stop At The Ocean For A Swim On The Way”).
Alle sei tracce della versione in vinile, se ne aggiungono altre sei in quella in cd; sei bonus track che poi non sono bonus ma parte integrante del lavoro, tanto da prospettare le cose più interessanti di tutto il disco. Inquietante psichedelia elettronica e cosmica dal sapore teutonico (“Definitive Decisions”, “Sea Eyes”), tribal-noise e minacciosi, elettrificati rituali di morte (“Sprites”) mantra destrutturati, decomposti (“Sunlight”) e sperimentazioni strumentali estreme (“Surfing Automa”, "Minus-Log") forniscono infiniti spunti dai quali iniziare a confondersi prima che sopraggiunga la fine.
Tentare un termine di paragone è impossibile senza finire in una sfilza infinita di nomi che parte dagli Ash Ra Tempel e finisce agli Shit And Shine. Definirne compiutamente lo stile è impossibile senza finire in una sfilza infinita di generi che va dallo space all’avant-rock. Quello che è possibile è ascoltare “Elves, Red Sprites, Blue Jets” in totale isolamento. Quello che è certo sarà una totale devozione alla migliore e più celata band italiana in circolazione, una delle poche realtà capaci di competere con l’estero, se solo volesse farlo davvero.
FIRST REVIEW !!! BABYSUE Comics, Poetry and Reviews
Whew. This is so far removed from the world of commercial music in
2016 that it'd be hard to top this band in that respect. If you get tired
of all the canned perfection crap out there that all sounds the same (and
you can always predict what note or chord will come next), Elves, Red
Sprites, Blue Jets might just snap you back into reality. This Italian
band records music that some folks might mistake for practice or jam sessions.
To be certain, Inutili is a band that does not sound like
all the rest. But what's surprising here is how musical some of these excursions
into spontaneity can be. The vocals are particularly unusual. Instead of
being tweaked to perfection, the voice is presented as something of an accidental
element...with the words being barely discernible. Some of this reminds
us of some of the stranger German progressive bands from the 1970s...but
not really. Sure wish more modern rock bands would take as many chances
as these guys. This music is unusual, unpredictable, exciting, and decidedly
RAW. Gripping and bizarre. Love it. Top pick.
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